Ritardi nei lavori a causa del groviglio di sottoservizi “scoperto”. Il sindaco di Aci Castello invia al Mite una nota della Regione, ma l’azienda che deve seguire l’intervento vuole essere pagata
CATANIA – Il cantiere per realizzare il collettore di salvaguardia, parte dell’imponente progetto che servirà per dare alla provincia di Catania una rete fognaria e un sistema di depurazione adeguato, è di nuovo bloccato.
Il problema principale è che alle falde dell’Etna, nel sottosuolo urbano, vi è un dedalo di sottoservizi, a quanto pare “cresciuti” come i rampicanti spontanei sui muri di campagna. Sì, perché – stando a quanto ci ha raccontato nelle settimane scorse il sub commissario nazionale con delega alla depurazione in Sicilia, Riccardo Costanza – si tratta di “infrastrutture antiche di cui le aziende non hanno un quadro chiaro”. E così, nonostante tutte le condotte siano state posate e interrate, occorre ancora realizzare alcune stazioni di sollevamento nei tratti dove il dislivello non permette il deflusso.
Scontiamo la presenza di uno scenario pluriurbanizzato dove occorre realizzare una fognatura sostanzialmente da zero: “E infatti – ha continuato – dobbiamo fare indagini ad hoc, come per le cavità che caratterizzano il capoluogo etneo. Se posassimo un tubo sopra una cavità e poi crolla tutto, sarebbe un disastro”.
Il nodo è anche burocratico. Nei giorni scorsi l’Amministrazione di Aci Castello ha tirato in ballo E-distribuzione in quanto avrebbe “rallentato” i lavori del collettore fognario non provvedendo a spostare i propri sottoservizi. Secondo un comunicato del Comune castellese, tale ritardo “emerge in una nota del Dipartimento regionale Acqua e rifiuti che il sindaco Carmelo Scandurra ha inteso sottoporre all’attenzione del ministero della Transazione ecologica e per conoscenza anche alla Procura della Repubblica, alla Corte dei conti e alla Prefettura, oltre alle Autorità interessate”.
L’azienda, però, a quanto ci risulta, ad oggi non è stata ancora pagata per tale intervento. Sulla vicenda, peraltro, ha fatto chiarezza il sub commissario – che in questo caso ha solo un ruolo di coordinamento – intervenendo nella nostra inchiesta pubblicata lo scorso 4 agosto: “L’azienda vuole essere pagata preventivamente per spostare i cavi elettrici, ma il bilancio della Regione (l’Ente appaltante, nda), non essendo approvato tempestivamente, non permette di farlo. Si è creato così un cortocircuito che si sta provando a risolvere chiedendo a E-distribuzione di anticipare i lavori. Siamo comunque fiduciosi che a giorni si possa emettere il pagamento, in quanto il bilancio è stato approvato”.
Intanto restano le criticità tra disagi alla circolazione e mare contaminato. “Nella missiva inoltrata al Ministero ho evidenziato che il perdurare dei ritardi sui lavori sta provocando non più sostenibili disagi alla viabilità cittadina e di collegamento con le vicine città di Catania e Acireale, nonché il permanere di una situazione di evidente inquinamento del mare e dell’annessa Riserva marina protetta, con notevoli danni all’economia turistica”, ha spiegato il primo cittadino di Aci Castello che ha chiesto l’intervento del Mite e delle altre autorità richiamate per consentire una accelerazione sugli interventi in corso.
Ad ogni modo, la situazione sarebbe in procinto di sbloccarsi. “La speranza – ha detto Costanza – è arrivare all’inizio dell’anno prossimo con la fine dei lavori. Purtroppo le procedure burocratiche sono troppo farraginose. Dopo il pagamento, infatti, E-Distribuzione dovrà organizzare la squadra, smontare il sottoservizio e spostarlo. Dopodiché potranno nuovamente iniziare i lavori per la stazione di sollevamento”.
Attenzione, però: come detto in apertura dell’articolo, si tratta soltanto di una parte del grande cantiere che ancora non solo dove essere avviato ma addirittura progettato. Stiamo parlando del maxi-intervento da 450 milioni di euro per completare la rete di drenaggio urbano della città, nonché per adeguare e potenziare l’impianto di depurazione di Pantano d’Arci. Il cronoprogramma, almeno in via teorica, c’è: “A settembre – ha precisato il sub commissario – dovremmo chiudere le prime conferenze dei servizi, poi da lì passare a fare la progettazione esecutiva e la verifica, andando in gara a inizio dell’anno prossimo e aprendo il cantiere nel giro di sei mesi. Iniziando i lavori a fine del 2023, ci vorranno due anni. Se tutto va bene, potremmo farcela per il 2026 come orizzonte realistico”.
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